Oggi i miti della crescita continua, la democratizzazione del comfort, l’accoppiamento radicale tra analogico e intangibile, la condizione di estrema incertezza, connotano la cosiddetta Società del Rischio. La saldatura tra grande e piccola scala, tra globale e locale si è rafforzata progressivamente, e ora, gli effetti di tale interconnessione sono amplificati da eventi imponderabili come guerra e pandemia che portano inevitabilmente a ripensare il modo con cui consumiamo, produciamo, progettiamo, entriamo in relazione con gli altri.

In questo scenario in continua evoluzione e di incertezza, scompare sempre di più la distinzione tra il service design e il design sistemico rendendo necessaria l’inclusione degli effetti della macroscala già nel processo di service design.
La necessità di prevedere esternalità potenzialmente negative come la minaccia ambientale, rispetto delle specie, giustizia sociale e inclusione e il considerare l’impatto delle scelte macro, rende necessario il ripensamento delle pratiche di ricerca, educazione e apprendimento del service design stesso. Ciò comporta arricchire il suo contributo metodologico e progettuale, una implementazione in grado di includere una valutazione dell’impatto superando i classici processi di customer satisfaction e ripensando i modelli di business per reagire positivamente all’imprevedibilità nella quale agiamo e viviamo.